20 ottobre 2018

Il progetto Polymath

La visione usuale che il profano ha del matematico è quella di un genio solitario che lavora duramente, e possibilmente nell’isolamento più totale, per trovare la soluzione a qualche problema enormemente difficile.

Sebbene ciò sia ancora vero in alcuni casi (si pensi alla storia della soluzione dell’Ultimo Problema di Fermat da parte di A. Wiles), in realtà i matematici moderni tendono sempre più spesso a collaborare fra loro, in modo da beneficiare ciascuno delle competenze e abilità degli altri. Tuttavia, il numero di persone che lavorano insieme ad un singolo progetto è in genere piuttosto basso, tre-quattro al massimo, nulla in confronto alle decine o addirittura centinaia di persone che possono firmare un lavoro di Medicina o di Fisica delle particelle.

Un’eccezione a questa regola è fornita dal Progetto Polymath, lanciato nel 2009 (quasi come esperimento sociale) dal matematico britannico T. Gowers, Medaglia Fields nel 1998, in un famoso post sul suo blog, dal titolo “Is massively collaborative mathematics possible?"


T. Gowers (fonte: Wikipedia)

Gowers si domandava se fosse possibile attaccare problemi matematici irrisolti per mezzo di uno sforzo collaborativo da attuare su una piattaforma virtuale, ed arrivare in tal modo ad una soluzione che fosse la sintesi del lavoro di un grande numero di persone.

Le 225 risposte al post segnarono la nascita di Polymath, che fino ad oggi ha dato vita a 16 progetti. Fra questi, i seguenti si sono rivelati particolarmente fruttuosi:
  • Polymath 1, avente lo scopo di trovare una formula combinatoria per la densità nel teorema di Hales-Jewett. Il progetto ha visto la collaborazione di 40 persone, che hanno pubblicato due lavori sotto lo pseudonimo collettivo D.H.J. Polymath. 
  • Polymath 5, avente lo scopo di risolvere il problema della discrepanza di Erdős. Il progetto non raggiunse il suo scopo; tuttavia, poco tempo dopo, T. Tao trovò una soluzione, basandosi anche su alcuni risultati parziali di Polymath 5. 
  • Polymath 8, avente lo scopo di migliorare il bound di Y. Zhang sui primi a distanza limitata. Il progetto fu un successo, riuscendo ad abbassare il valore iniziale di circa 6 milioni ottenuto da Zhang fino a 4680. Successivamente, una ramificazione del progetto (Polymath8b) utilizzò delle nuove tecniche introdotte da J. Maynard per arrivare fino a 246. Questi risultati sono stati pubblicati in due articoli, il primo in Algebra e Number Theory e il secondo in  Research in Matematical Sciences, ancora una volta sotto lo pseudonimo D.H.J. Polymath. 
Nel 2016 è anche nato uno spin-off di Polymath chiamato Crowdmath, rivolto agli studenti delle scuole superiori e dei primi anni di università.

07 ottobre 2018

Curve che riempiono il quadrato

Alla fine dell'800, il sorprendente risultato di G. Cantor, secondo cui l'intervallo unitario $I=[0, \, 1]$
può essere messo in corrispondenza biunivoca con il quadrato $Q=I \times I$, aveva spinto i matematici a domandarsi se fosse possibile realizzare una corrispondenza biettiva e continua fra $I$ e $Q$.

La risposta risultò essere negativa: in termini moderni, siccome $I$ è uno spazio compatto e $Q$ è uno spazio di Hausdorff, per risultati standard di topologia generale una tale mappa dovrebbe essere
un omeomorfismo, il che è assurdo dato che $I$ può essere disconnesso togliendo un punto, mentre $Q$ non ha questa proprietà. 

Tuttavia, nel 1890, il matematico italiano G. Peano dimostrò il seguente sorprendente 
risultato [Pe890]:
Teorema. Esiste un'applicazione suriettiva e continua $\alpha \colon  I \to Q$.
In altre parole, Peano aveva scoperto l'esistenza di una curva continua che riempie tutto il quadrato, e che oggi viene appunto detta curva di Peano. Si tratta di un oggetto inaspettato, data l'idea intuitiva che in genere si possiede di "curva". Si noti che, per quanto osservato prima, la curva di Peano deve necessariamente auto-intersecarsi, dato che se $\alpha$ fosse iniettiva allora sarebbe un omeomorfismo. 


G. Peano (fonte Wikipedia)

La costruzione di Peano è basata su un procedimento di espansione ternaria dei numeri reali; leggendo l'articolo originale, però, ci si rende conto che l'autore aveva ben presente la costruzione della sua curva come limite uniforme di curve lineari a tratti. Questa idea venne esplicitata l'anno dopo da D. Hilbert, il cui lavoro [Hilb891] contiene il disegno delle successive iterazioni che convergono ad una curva che riempie il quadrato, una variante della curva di Peano oggi nota come curva di Hilbert.


Le prime sei iterazioni nella costruzione della curva di Hilbert (fonte Wikipedia).

Lievi modifiche delle costruzioni di Peano e Hilbert permettono di costruire curve continue che riempiono tutto l'ipercubo $n$-dimensionale $I^n$, ed anche curve (senza estremi) che riempiono lo spazio euclideo $n$-dimensionale $\mathbb{R}^n$. Per tali motivi si parla talvolta di  space-filling curves.

Oggi sono noti molti esempi di curve siffatte (curva di Sierpinski, curva di Moore, curva di Lebesgue). Sono tutti esempi di curve frattali, quindi non regolari. Infatti, dal lemma di Sard segue  che non può esistere una space-filling curve ovunque differenziabile. Si noti tuttavia che, mentre le curve di Peano e Hilbert non sono differenziabili in alcun punto, nell'esempio di Lebesgue si ha differenziabilità quasi ovunque.

L'esistenza di curve che riempiono il quadrato fa sorgere in modo naturale la seguente domanda:
è possibile caratterizzare gli spazi topologici che sono immagine continua dell'intervallo unitario $I$?
La risposta è affermativa, ed è fornita dal celebre
Teorema di Hahn–Mazurkiewicz. Uno spazio topologico $X$ è immagine continua di $I$ se e solo se $X$ compatto, connesso, localmente connesso e $2$-numerabile.
Infine, è anche possibile costruire curve continue e iniettive (ma non suriettive) $\alpha \colon I \to  Q$ la cui immagine ha area positiva: sono le cosiddette curve di Osgood.

Per maggiori dettagli sull'argomento di questo post, il lettore può consultare la monografia dedicata [Sa94].

Riferimenti:

[Pe890] G. Peano: Sur une courbe, qui remplit toute une aire plane,
Mathematische Annalen 36 (1) (1890), 157–160, doi:10.1007/BF01199438
[Hilb891] D. Hilbert: Ueber die stetige Abbildung einer Line auf ein Flächenstück,
Mathematische Annalen 38 (3) (1891): 459–460, doi:10.1007/BF01199431
[Sa94] H. Sagan: Space-Filling Curves, Universitext, Springer-Verlag (1994).